L’intelligenza artificiale con i suoi algoritmi di calcolo e apprendimento e la quantità dei big data da stoccare e processare, che in questi ultimi anni sta avendo un incredibile boom, ha da poco riscontrato un piccolo grande problema: la tecnologia con la quale gestiamo questa mole di lavoro sta esaurendo la memoria.

Data Storage

Data Storage: dall’architettura di Von Neumann ad oggi

Al giorno d’oggi quasi tutti i computer memorizzano e processano i dati basandosi sull’architettura di Von Neumann: qui tutte le informazioni che andiamo cercando viaggiano dalla CPU alla memoria (per intenderci l’hard disk) tramite un bus a vari canali.

Il flusso rimane costante grazie al clock di sistema: la velocità di questo passaggio di informazioni è nell’ordine dei GHz.

Nonostante i limiti che la tecnologia attuale pone, rispetto ai floppy disk degli anni ’70 di strada se ne è fatta non molta, moltissima. Malgrado questo incredibile avanzamento tecnologico e il tentativo di miniaturizzare i dati che, per dirla come farebbero quelli della Disney, riducevano “grandissimi poteri cosmici in un piccolissimo spazio vitale”, nelle grandi hub di calcolo sparse nel mondo non c’è più posto.

Spazio di memoria insufficiente: adesso che si fa?

Abbiamo (quasi) finito lo spazio.

E come si fa a porre rimedio a questo problema?

L’innovazione ha già la risposta: nell’arco di qualche anno al massimo, utilizzeremo il sistema di computing neuromorfico.

Computer neuromorfici: l’idea che ci accompagna dagli anni ‘80 ora è realtà

Coniato negli anni ‘80, per chi è dell’ambiente questo termine è tutt’altro che una novità.

Anche perché è proprio in quel periodo che abbiamo iniziato a immaginare computer con sistemi di apprendimento e funzionamento del tutto simili a quello degli umani.

Quindi, volendo dare una definizione molto chiara e semplice del concetto, i computer neuromorfici non sono altro che computer costruiti con un’architettura in grado di simulare il funzionamento del cervello.

In queste architetture di calcolo neuromorfico sarà possibile codificare e trascrivere i dati su coppie di nucleotidi facenti parte di filamenti di DNA sintetico.Tutto questo grazie alle nuove tecnologie come la Deep Neural Network on-a-chip in via di perfezionamento perfino mentre leggete questo articolo.

Gartner e le sue previsioni riguardo le tecnologie per il business del futuro

Molti dei grandi guru dell’innovazione tecnologica si sono schierati in appoggio a questa nuova idea futuristica di archiviazione dati ma ce n’è uno in particolare che è andato oltre: secondo le stime e le analisi svolte dal celeberrimo Gartner già dal 2024 addirittura il 30% delle digital company utilizzerà attivamente l’archiviazione dati su DNA sintetico.

business del futuro

Di fatto, l’architettura del computing neuronale oltre che risolvere il problema dello spazio di memoria rendendolo pressoché illimitato, si posiziona come punto cardine di quello che sarà il futuro prossimo dell’informatica per il business.

Infatti sempre secondo Gartner questa rivoluzione si svilupperà intorno a 3 punti chiave: maggiore efficienza, aumento delle performance e la capacità da parte di queste innovazioni di trasformare la società.

Le aziende che riusciranno nell’impresa di adattarsi a questo nuovo modo di fare business vedranno aumentare il fatturato grazie alla user experience: infatti l’intelligenza artificiale che analizzerà i dati archiviati in questa nuova architettura DNA based lavorerà in modo più efficiente e snello, così da riuscire a rendere le esperienze di acquisto dei propri clienti sempre più memorabili.

Questo perché la raccolta di dati maggiormente dettagliati e precisi con l’andare del tempo sarà in grado di creare dei veri e propri gemelli digitali, cioè la rappresentazione virtuale di un’entità fisica vivente o meno, connessi in qualche modo alla parte fisica, con la quale potranno scambiare informazioni fino ad arrivare anche ad apprendere in modo autonomo, in combinazione con il machine learning, creando così nuova conoscenza.

Arrivati a questo punto, è necessario farsi alcune domande: Gartner avrà ragione riguardo la sua previsione delle tempistiche?

In fondo, il 2024 è proprio dietro l’angolo.

E ancora, l’adozione di questa tecnologia che prevede l’utilizzo di computer neuromorfici e il loro sistema di archiviazione dati su DNA sintetico sarà solo per le grandi aziende o entrerà anche nelle nostre umili case?

E poi c’è sempre la domanda che da quasi 50 anni ci trasportiamo dentro le nostre borse da lavoro e alla quale forse, da questo momento in poi, potremo provare a dare risposta: se è vero che questi nostri digital twins potranno imparare in modo autonomo fino a costruire nuovi livelli di conoscenza, cosa ci garantirà che queste entità digitali non proveranno a rivoltarsi contro noi creatori?

A queste domande ognuno di noi risponderà in modo decisamente diverso e personale. Nel frattempo qui alla redazione di Coffee Bytes rimarremo in attesa di informazioni, statistiche e dati certi.

A tempo debito saranno proprio loro a parlare.

Articolo di Ilaria Calcagnolo