Oramai è una domanda che si pongono in molti.
La nuova funzione Voice Search ha già aperto la strada alla tecnologia dell’IoT?
La risposta è: “forse sì, forse no… praticamente per niente”.
Magari non è il caso di essere così crudeli.
Continuando il nostro viaggio nel futuro della nuova rivoluzione tecnologica – definita appunto dalla Internet of Things – viene sicuramente da dire che l’utilizzo del comando vocale non può che richiamare l’idea di una tecnologia sempre più connessa con l’arbitrio umano.
Come abbiamo visto nel precedente articolo, l’IoT è quella evoluzione tecnologica, proveniente dalla domotica, che chiuderà appunto il cerchio tra esigenze umane e ubiquitous computing, tramite l’ausilio di una intelligenza artificiale interconnessa alla rete internet.
Va bene però facciamo un po’ di ordine. Che pertinenza c’è tra il già menzionato machine learning e un servizio di Voice Search? Qui entra in gioco uno strano gioco tra SEO e IA.
La SEO della Voice Search
Oramai esistono algoritmi o parametri di codice che aiutano i risultati di ricerca vocali.
Google non è ancora entrato sull’argomento con l’autorità che molti si aspettavano ma ha già dichiarato l’esistenza di suite algoritmiche che indicizzano parole chiave ed esperienze umane, tramite la tecnologia Rank Brain (Google Bert e Google Fred).
Un processo di intelligenza artificiale che dà modo a Google di definire l’esperienza della nostra ricerca, tramite quello che scriviamo sulla serp del motore di ricerca, ma da oggi anche in base a quello che suggeriamo (o registriamo) nel microfono del nostro device.
Lo so. In parte fa quasi paura. Emozione più che comprensibile.
La funzione Voice Search sta già accendendo l’immaginario dei più entusiasti di quello che sembra diventerà a breve un nuovo standard.
Esatto. Il prossimo stadio evolutivo della User Experience, in termini di interazione digitale con il mondo della rete, sarà proprio quello di poter pronunciare una domanda come se stessimo parlando ad un assistente personale. Il tutto con la normalità di chi si aspetta la risposta migliore ed efficiente.
Niente di diverso da quello che molti, già oggi, utilizzano con il proprio smartphone di nuova generazione oppure con l’assistente vocale che hanno installato in casa.
Alexa (la versione evoluta di Cortana o Siri) fornisce all’utente la percezione di avere a che fare con l’assistente personale di Tony Starks.
Il problema è che la tecnologia è ancora adolescente. Infatti, quello che noi vorremmo fosse il nuovo Jarvis della nostra vita, risponde per ora a comandi ben definiti di un dispositivo o permette la più vicina semantica su ricerca diretta, in base alle prime righe di contenuto sulle pagine web.
Attenzione però. L’applicazione di logiche semiotiche è il prossimo passo.
Oltre a leggere alcune impostazioni SEO o righe di comando META TAG, inserite nel nostro sito, il futuro della user experience è anche il match tra informazioni personali e tonalità della nostra voce.
Servendosi appunto della logica di machine learning, gli algoritmi impareranno le nostre abitudini e si applicheranno per conoscere i nostri stati d’animo e le nostre routine in base ai cambiamenti condizionali della nostra esistenza. In modo da fornirci la migliore esperienza possibile.
Esempio? Mettiamo che nel futuro ci sia un televisore in grado di accendersi da solo al vostro accesso in casa. Entrate, salutate Alexa e questa ultima comanda alla TV (connessa alla rete) di accendersi per la programmazione della vostra serie preferita.
Fino a qui una normale applicazione IoT in piena regola.
Ora mettiamo che Alexa sia stata in grado di percepire dalla vostra voce che siete tristi. Leggendo i vostri post su FB sa che vi siete lasciati con il partner del momento.
Consapevole dalle vostre esperienze, e del fatto che combattete la tristezza mangiando pizza, Alexa chiamerà in automatico il servizio di Delivery per farvi recapitare anche la vostra capricciosa con bufala.
Mi rendo conto che quando parlo di queste cose, c’è sempre qualcuno che alza gli occhi al cielo. Questo reportage sull’argomento non cerca approvazione. Mettiamola così. Se cominciate a sentire parlare sempre di più di intelligenza artificiale legata agli oggetti di casa o agli elettrodomestici…. poi non dite che non ve l’avevamo detto.
L’equazione Intelligenza Artificiale e IoT
Quindi, tornando alla nostra domanda, la Voice Search è già un elemento algoritmico della Internet of Things?
La risposta è: per ora no. Si comincia però a concepire una connessione tra questo strumento e l’indicizzazione dei contenuti sul motore di ricerca. Il che, nel contesto di questi articoli, ci fa supporre che ci sia un inizio nella visione di insieme.
In sostanza, in questo momento è già in commercializzazione e disponibile la prima versione di tecnologia IoT richiamabile con comando vocale.
Esistono elettrodomestici che applicano IoT con Intelligenza Artificiale programmata.
Ciononostante non esiste ancora una correlazione che metta in gioco Intelligenza Artificiale e IoT attraverso il comando di Voice Search.
Prima dovrà essere ottimizzata la tecnologia di lettura e scansione della Voice Search per integrarla con l’intelligenza artificiale legata alla ricerca e alla risposta. Solo una volta affinata la parte di AI allo strumento vocale potrà essere integrata una connessione anche con la machine learning dei dispositivi IoT.
Voice Search e SEO prima di tutto
A tutti quelli che stanno tempestando forum SEO per cercare codici da inserire nelle strutture di pagina, al fine di “farsi trovare” dall’assistente vocale, l’unica speranza è avere un sito ben ottimizzato per fare in modo che il proprio contenuto sia fruibile al primo ritrovamento.
La generica dei risultati e della ricerca non forniscono ancora alcun punto di riferimento sull’utilizzo dello strumento da parte dell’utente. Quindi nessun tool è ancora stato creato per rispondere a un’ esigenza chiara.
Esatto. La User Experience ancora comanda.
I dati sono insufficienti e non è per ora chiaro come l’utente utilizzerà il voice search nella sua vita quotidiana.
Eppure, come sappiamo bene, Google guarda avanti anticipando addirittura le nuove abitudini dell’essere umano. Alcune volte così tanto da influenzarle a suo piacimento.
Infatti, ha già annunciato l’uscita dell’algoritmo Google Voice Search (seguite questo editoriale perché sicuramente ne faremo un articolo). La suite studiata appositamente per aiutare il mondo del web a concepire una SEO orientata al modo con il quale l’utente ricerca informazioni con lo strumento vocale.
Bisogna aspettare e definire prima uno standard. Solo allora, forse, cominceremo ad avere dei punti di riferimento e, magari, nuovi algoritmi che aiuteranno i gestori di contenuti ad adattare un Page Rank anche per l’orecchio del nostro personale Jarvis.
La strada è ancora lunga e sulla corsia parallela si affianca tutta la tecnologia della Internet of Things.
Il futuro è ricco di innovazione e sorprese. I professionisti della rete e del web avranno molto materiale con cui aggiornarsi.
Noi tutti, in quanto utenti, dobbiamo solo restare pronti ad accogliere nuovi standard tecnologici. Sognando, intanto, di essere un nuovo Iron Man, capace di disegnare la propria vita con l’aiuto di un assistente virtuale.
Una cosa è certa. Se una buona parte dell’IoT passa da Intelligenza Artificiale in connessione con lo strumento di Voice Search, l’aspetto privacy diventa un punto critico di grande interesse.
Proprio di questo parleremo nel terzo e conclusivo articolo di questo redazionale riguardante l’interessante argomento dell’IoT. Non perdetelo!
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