[questo sito non è il sito di Bolt, ci avete scritto in tanti per chiederci informazioni su Bolt, ma non credevamo servisse scrivere queste righe di spiegazione. A quanto pare la distrazione a cui siamo sottoposti ogni giorno ci porta a scambiare un sito per un’altro e chiedere informazioni all’interlocutore sbagliato.
Vi preghiamo di non contattarci per avere informazioni su Bolt. Grazie]
Viaggiare, viaggiare, viaggiare: dopo quasi più di un anno di lockdown a livello mondiale tornare a viaggiare è, al contempo, un grande desiderio e un miraggio per molti.
C’è chi si muove con mezzi propri e chi invece per necessità o per scelta decide di spostarsi utilizzando mezzi pubblici come treni, navi, aerei e autobus a lunga percorrenza.
Esiste però anche un’altra via per viaggiare o anche solo per spostarsi da un capo all’altro della città: il trasporto automobilistico privato attraverso un’applicazione mobile che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti.
Per dirla in modo meno tecnico e sicuramente più caro a chi si definisce old school, questo relativamente nuovo metodo di spostarsi è quello che una volta avremmo chiamato “strappo” o “passaggio” solo in una veste molto più pratica, sicura e veloce rispetto al più vecchio autostop.
Di sicuro le app dedicate a questo tipo di mobilità non sono proprio una novità fresca di giornata: basti pensare a Uber, un nome per tutte noto anche a chi non ha mai usufruito di questo servizio.
Eppure Uber non è più l’unica piattaforma del suo genere e, fra le tante, ce n’è una che è pronta a dichiarargli guerra spietata: Bolt è il suo nome.
Bolt: le origini
Bolt è una start up che si propone come piattaforma di mobilità fondata nel 2013 in Estonia da Markus Villig. Diffusa in oltre 30 paesi nel mondo, può contare su circa 25 milioni di iscritti divisi tra autisti e passeggeri.
L’azienda è cresciuta esponenzialmente grazie anche a una serie di round di investimenti che hanno portato Bolt a raggiungere (e superare) i 600 milioni di dollari.
Villig, in qualità di CEO, fa sapere che questa ingente somma di denaro sarà utilizzata per effettuare investimenti mirati al potenziamento delle tratte, dell’applicazione e di alcune iniziative dedicate al mondo delle donne e della loro sicurezza durante i viaggi.
Il programma Women Only
Il funzionamento di Bolt è del tutto simile a quello di Uber: dopo aver scaricato la app sul proprio smartphone e essersi registrati, in pochissime mosse è possibile contattare un autista privato e accordarsi su prezzi, tragitto e orario di inizio servizio.
Parlando di tariffe bisogna fare presente che Bolt è riuscita ad applicare un sistema retributivo davvero valorizzante per gli autisti e che riduce all’osso le spese di commissione, permettendo all’azienda di prendere piede nelle economie emergenti come est Europa e Africa, migliorandone così anche l’accesso ai trasporti.
Il mercato africano, nel quale Bolt è riuscita a entrare nel 2016 attraverso il Sudafrica, si è rivelato essere un terreno fertile per far nascere un progetto dedicato alle donne e alla loro sicurezza in un’area del mondo dove questa non è assolutamente scontata. Così, in uno stato con il più alto tasso di casi di violenza sulle donne a livello mondiale (circa 1 ogni 6 ore), è nato un programma dedicato alla sicurezza delle donne, per lo meno durante i viaggi.
Women Only è il nome del servizio dedicato alla mobilità femminile attivo in 12 città Sudafricane che permette a donne e ragazze che hanno la necessità di un “passaggio” di essere messe in contatto con autisti di sesso femminile, per permettere un’esperienza di viaggio più serena e con meno pensieri a una categoria di persone in sicura difficoltà.
Il costo del servizio rimane invariato rispetto alla corsa standard ma l’unica pecca che presenta è che è usufruibile solo nella fascia oraria 6-19.
Ci rendiamo tutti immediatamente conto che le ore diurne sono anche quelle più sicure, ciò nonostante rimane un grande servizio che, grazie ad una parte degli investimenti di cui si è parlato all’inizio, è destinato a migliorarsi e ad essere esportato anche in tutte le altre città del mondo dove Bolt è presente.
“Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio”: le regole d’oro per un viaggio in sicurezza
Mentre rimaniamo in attesa che Bolt si affacci anche nel mercato italiano della mobilità, l’azienda vuole fornire al suo pubblico e ai suoi potenziali clienti un compendio di piccoli consigli pratici per ottenere il massimo dall’esperienza di viaggio con questo sistema.
Vediamoli brevemente.
Rimanere al sicuro prima dell’arrivo dell’autista designato è al primo posto e un ottimo consiglio in generale. In media un locale, o un appartamento sono posti più sicuri del ciglio della strada.
Controllare che l’autista sia davvero quello con cui siete stati messi in contatto, facendo anche un check veloce della targa del veicolo: se qualcosa non corrisponde, meglio non salire a bordo e se state utilizzando la app Bolt contattate l’assistenza.
Scegliere sempre in anticipo come pagare: se optate per le carte di credito, non deve esserci necessità di usare il contante.
E in ultimo, rimanete sempre in contatto con qualcuno di fiducia a cui comunicare la meta del vostro viaggio così da non essere soli e ricordatevi di controllare sempre di non aver dimenticato nulla nell’auto utilizzata per la corsa al termine della stessa.
Questi, anche se dedicati a chi utilizza Bolt, sono di fatto degli ottimi consigli per tutto il pubblico che sceglie di utilizzare una qualsiasi di queste app per il trasporto privato perché è vero che se si può risparmiare è giusto farlo, ma è meglio farlo sempre in sicurezza.
E la sicurezza, soprattutto quella delle donne, è tema centrale in moltissimi stati e questo occhio di riguardo al mondo femminile sarà quel che permetterà a Bolt di affermarsi sui vari mercati mondiali e, nel vero senso della parola, di fare strada.
Articolo di Ilaria Calcagnolo
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