Se c’è una cosa che ha sempre affascinato l’uomo fin dai tempi della sua prima apparizione pubblica, questa è di sicuro il Cinema.

La magia della luce che, proiettata su uno schermo, è in grado di raccontare storie vere o inventate capaci di incantare il pubblico e di aiutarlo a evadere per qualche minuto (solitamente 120) dalla noiosa realtà quotidiana, piace a tutti.

Dai suoi albori ad oggi l’industria cinematografica non si è mai fermata, seguendo un percorso costellato di avanzamenti tecnologici in termini di qualità delle immagini, dell’audio e di tecniche di ripresa. Basta solo fermarsi un momento e osservare per capire che dai film muti dei fratelli Lumière del 1895 ai colossal dei giorni nostri di strada ne è stata fatta davvero molta.

Così, in un mondo in cui le tecniche dello spettacolo sono in continuo cambiamento, un ulteriore passo avanti è stato fatto: grazie alla produzione di “The Mandalorian”, la prima serie tv live action facente parte della galassia del ben più noto Star Wars, si è finalmente potuta utilizzare una nuova tecnologia dedicata alle riprese e al mondo della post produzione già in test da 5 anni. Stiamo parlando di Stagecraft.

Stagecraft: un’idea che viene dal passato per il cinema del futuro

Prima di spiegare nello specifico cos’è Stagecraft e come funziona, occorre fare un piccolo salto nel passato di quasi un secolo, 90 anni per essere precisi, e raccontare la storia dell’antenata ideologica di questa nuova tecnica.

È infatti nei film degli anni ‘30 in cui per la prima volta incontriamo una tecnica molto simile a Stagecraft che prende il nome di Retroproiezione.

Per raccontarlo in modo semplice, durante la produzione dei film dell’epoca ci si avvaleva dell’utilizzo di una telecamera e di uno sfondo su cui veniva proiettata un’immagine fissa o in movimento. Questa tecnica permetteva di collocare gli attori e le attrici in ambientazioni diverse, ma dal sapore reale, senza dover uscire dagli studi per effettuare le riprese.

Così, in quasi 100 anni di innovazione pura, si è passati dalla retroproiezione a Stagecraft. Vediamo ora nel dettaglio di cosa si tratta.

Cos’è e come funziona l’innovazione di “The Mandalorian”

Gli esperti l’hanno già definita come la tecnica che manderà in pensione definitivamente lo schermo verde che negli ultimi anni ci ha regalato emozioni in 3D su pellicola.

Questa tecnologia, messa a punto dalla Industrial Light & Magic di George Lucas, è un nuovo modo di pensare al set nel quale schermi led riproducono sfondi realistici che si adattano ai movimenti delle telecamere, spalancando le porte a produzioni meno costose e effetti in post-produzione davvero grandiosi.

Questa innovazione pazzesca inizia dal “The Volume”, una struttura di forma cilindrica costituita da schermi led che abbraccia il set del nostro ipotetico film. Lo sfondo è ricreato in maniera virtuale sugli schermi e riproduce l’ambiente in cui i nostri personaggi e attori dovranno muoversi.

In questa tecnica, presa in prestito dal mondo dei videogame (il cui cuore pulsante è l’Unreal Engine, un motore grafico sviluppato da Epic Games), il punto focale è che lo sfondo si modifica in maniera coordinata con i movimenti delle telecamere, così da ottenere uno sfondo del tutto similare a quello che otterremmo se le riprese fossero registrate in un ambiente reale.

In pochi metri di set è possibile così concentrare spazi immensi e saltare da un’ambientazione all’altra senza dover mai uscire dallo studio. Inoltre gli attori possono vedere intorno a loro gli ambienti in cui sono inseriti e, senza dover ricorrere all’immaginazione, potranno esprimere al massimo le loro capacità di recitazione.

Stagecraft e la post-produzione

Per quel che riguarda la fase di post-produzione, grazie a Stagecraft tutto sarà più facile: intervenire sul chroma key per armonizzare luci, riflessi e textures sarà praticamente solamente un ricordo.

E questo perché le riprese effettuate indoor con l’ausilio di Stagecraft sono già ben bilanciate in partenza: è infatti possibili regolare l’intensità delle luci perchè siano sempre coerenti e il modo in cui queste colpiscono le superfici degli oggetti di scena minimizzando discromie e difetti ancor prima di iniziare le riprese vere e proprie. Ciò permette di ottenere immagini molto più fluide e realistiche di quanto si potesse fare con il green screen.

Arrivati a questo punto possiamo tranquillamente notare che i vantaggi di Stagecraft sono davvero molti, sia in termini economici che di tempi di realizzazione delle pellicole.

Non ci resta che ringraziare dal profondo del cuore, di nuovo, George Lucas, che dagli anni ‘70 continua a regalarci effetti speciali straordinari per farci sognare.

Sempre di più.

Articolo di Ilaria Calcagnolo