Sembra ripetitivo affrontare i temi di attualità partendo sempre dal modo in cui la pandemia da Coronavirus-19 ha impattato sul nostro mondo in questo ultimo anno e mezzo circa, eppure è necessario farlo per comprendere al meglio come si è modificato l’ambiente sociale, economico, educativo, ricreativo e didattico che ci circonda.

I saggi di un tempo ci hanno insegnato che “il bisogno aguzza l’ingegno” e mai come in questo periodo possiamo proprio dire quanto ciò sia vero.

Qui in Coffee Bytes Journal abbiamo dedicato numerosi approfondimenti all’economia pre e post pandemia, su come (e quanto) siano cambiate le nostre abitudini di cittadini consumatori e su quanto ci si sia resi conto dell’importanza della socialità nella vita di ognuno di noi.

Eppure c’è un tema che, in quanto adulti, abbiamo solamente sfiorato e che invece è arrivato il momento di affrontare di petto: stiamo parlando della didattica ai tempi del Covid. La sua evoluzione, cos’è cambiato dal sistema tradizionale e quali saranno le novità per il futuro dell’istruzione dei nostri cittadini di domani.

Dalla didattica in presenza a quella a distanza: cos’è cambiato e quanto questo ha influito sul rendimento scolastico

Se fino a un paio di anni fa andare a scuola era la maggiore fucina di invenzione di scuse e metodi per riuscire a evitare il compito in classe del mercoledì, passando dal “mamma, penso di avere la febbre” al più adulto “mamma, c’era una manifestazione!”, oggi fare lezione a scuola, in classe e in presenza è diventato addirittura un desiderio.

Personalmente, non mi sarei mai neppure lontanamente immaginata di assistere alle manifestazioni studentesche per rivendicare il proprio diritto all’istruzione in presenza, eppure è già storia. D’altronde l’epidemia di Covid, tra le molte cose di cui ci ha privato, ha spazzato via anche il classico metodo didattico relegando i nostri figli, fratelli, cugini e nipoti più piccoli nelle loro camerette seduti di fronte ad un pc.

Volendola dire tutta, non c’è nulla di così particolarmente nuovo nel fare lezione a distanza perché, di fatto, questo metodo è ben rodato e utilizzato già da diversi anni da un pubblico di studenti in età post diploma e da tutti quegli adulti in cerca di un’ulteriore specializzazione. Eppure, portare tutti i bambini e ragazzi in età scolare e prescolare a fare didattica a distanza davanti a un pc e senza il supporto fisico dell’insegnante, del sostegno e quando necessario anche dell’educatore, è stato un bagno di sangue e su questo punto credo sia arrivato il momento di smettere di raccontarsi bugie.

Al di là dei problemi di natura tecnica come la connessione internet a singhiozzo o di scarsa qualità, sono sorti anche altri problemi di natura più pratica. Ci basta pensare a quanto sia difficile tenere un bambino che frequenta l’asilo inchiodato ad una sedia “pretendendo” che riesca a interagire e a trarre il meglio dalla lezione in DAD. Non succede diversamente agli alunni delle scuole elementari, che senza l’interazione tra compagni di classe subiscono il peso della noia e, di conseguenza, della distrazione. Se poi ci si concentra sugli studenti di scuole medie e superiori, la situazione diventa un vero disastro: problemi comportamentali, rendimento scolastico in continua diminuzione e tutto quel che ne consegue.

Questo è accaduto soprattutto perché le piattaforme dedicate all’istruzione a distanza, alla DAD, FAD e alle altre sigle del genere sono state pensate più per un pubblico adulto che per quello dei più piccoli. È anche vero che l’epidemia è scoppiata all’improvviso e che seguendo la grande regola base del “si fa quel che si può” ci si è dovuti arrangiare per garantire agli alunni di tutto il mondo una certa continuità e coerenza di istruzione: in fondo, meglio poco che niente.

Prisma: la nuova piattaforma per la didattica a distanza

Parlando delle piattaforme dedicate alla DAD utilizzate nelle scuole, le più nominate sono sempre le stesse: Zoom, che va per la maggiore, Teams e Nuvola. Ognuna di questa con i suoi pregi e difetti è stata oggetto di aggiornamenti e modifiche per permettere a docenti e studenti di affrontare al meglio le sfide imposte da questo momento storico.

Ma, come detto all’inizio, “il bisogno aguzza l’ingegno” e così un gruppo di genitori e imprenditori del settore tech spinti dal desiderio di semplificare quanto possibile la vita in didattica a distanza dei loro figli e dei rispettivi insegnanti, ha fatto nascere un nuovo tipo di piattaforma, la prima studiata e dedicata specificatamente a bambini e ragazzi.

Questa nuova area di formazione digitale si chiama Prisma e da quanto comunicato dai fondatori sarà lanciata entro il primo quadrimestre del 2021.

In cosa è differente Prisma

Prisma si differenzia dalle altre piattaforme per didattica a distanza prima di tutto perché è studiata appositamente per i bambini e in secondo luogo perché propone un modo nuovo coinvolgente e divertente di imparare. Prisma trasforma le lezioni statiche da monotone videoconferenze in esperienze interattive e dinamiche che si alternano senza soluzione di continuità, in modo naturale tra diverse viste, elementi interattivi e layout.

Gli alunni possono personalizzare la propria area personale in modo divertente dando sfogo alla loro creatività grazie a skin differenti e, ancora, personalizzare i loro avatar e esprimere visivamente le loro emozioni.

Questo vale anche per i docenti e gli educatori ai quali, con l’intento di semplificare la vita e aiutarli a concentrarsi maggiormente sugli studenti, Prisma ha studiato tutta una serie di funzioni che automatizzano la maggior parte della logistica della lezione gestendo i contenuti in modo facile e veloce. Rispondere alle chat e segnare le presenze o monitorare la durata delle singole lezioni non sarà più come cercare di fare il giocoliere con una mano legata dietro la schiena, bensì sarà più semplice.

Prisma Live Connected Learning Network: la vision aziendale che sogna un futuro fatto di amicizie a distanza

In ultimo Prisma si differenzia da tutte le sue altre colleghe soprattutto per la sua vision aziendale: il sogno dei fondatori infatti è quello di poter mettere in contatto gli alunni fra loro grazie a un network mondiale, grazie al quale sarà possibile creare legami di amicizia che si spera possano essere duraturi nel tempo che vadano al di là del semplice concetto di spazio. Questo ci ricorda i mitici “pen friend” che chi è andato a scuola tra gli anni ‘90 e il 2000 di sicuro ha avuto.

La creazione di legami di amicizia internazionali vogliono porre le basi per una futura società migliore, più inclusiva e internazionale che grazie al mezzo dell’istruzione punta a rendere il mondo un luogo più bello, curato e condiviso.

In conclusione, è proprio il caso di dirlo: il futuro parte dai bambini.

Articolo di Ilaria Calcagnolo