Nel mondo globalizzato e iperconnesso in cui ci troviamo a vivere ciò che veramente determina il potere sono i numeri. Poco importa se si parla dei più leggeri social o dei profitti bancari, tutto quello che ai nostri occhi cresce più velocemente degli altri rappresenta il successo. In qualsiasi ambito se da una parte i velocisti delle cifre vincono la scalata verso i numeri più altri, dall’altra i più lenti, sebbene siano comunque validi rimangono vittime di un processo avvilente. Non si parla solo di persone, ma anche di progetti, per esempio quelli dell’industria 4.0.

Il termine industria 4.0 si riferisce all’industria figlia della quarta rivoluzione industriale, quella che stiamo tuttora vivendo e che va di pari passo con l’evoluzione dei processi e delle reti digitali. Ma sebbene Internet e i big data siano gli argomenti sulla cresta dell’onda, l’innovazione non procede solo nel campo informatico, ma anche in quello meccanico.

Ci sono infatti tantissime soluzioni più pratiche in grado di migliorare le nostre città e le produzioni industriali che purtroppo hanno il piccolo difetto di non riuscire a creare profitti imminenti ad accelerazione verticale. Per questo motivo gli investimenti rimangono bassi, a causa della FOMO (fear of missing out) ossia la paura di essere tagliati fuori, si preferisce investire sui numeri verticali, sulle start up che hanno la possibilità di rappresentare il successo immediato piuttosto che scommettere su processi più lenti ma ugualmente validi.

Il concetto stesso di economia circolare che rappresenta l’emblema del futuro sostenibile passa attraverso il principio del riutilizzo e del riadattamento delle macchine, una dimostrazione questa che il progresso non è unicamente data driven.

La siderurgia diventa smart con la manutenzione predittiva

In Italia e più precisamente a Bergamo, grazie al supporto della società FAE technology, la fonderia Arizzi è riuscita a sviluppare un’infrastruttura di monitoraggio intelligente che si occupa di raccogliere dati dalle linee di produzione che non sono ancora state digitalizzate. Attraverso questa soluzione la fonderia è in grado di attuare la cosiddetta manutenzione predittiva che permette di non smaltire macchine da milioni di euro semplicemente adattandoli ai tempi correnti in modo smart.

La manutenzione predittiva avviene in due momenti. Inizialmente attraverso l’inserimento di alcuni sensori nella macchina avviene una misurazione di alcuni valori tra cui l’accelerazione, i numeri di giri del motore e l’assorbimento di corrente, numero di giri del motore. Successivamente i dati vengono inseriti su piattaforme cloud che suggeriscono quando effettuare gli interventi. Nel settore dell’industria pesante i processi si fermano tre volte all’anno per effettuare delle prove di verifica, utilizzando questo metodo invece è possibile monitorare costantemente i macchinari per comprendere il momento esatto in cui è necessario apportare le modifiche.

Questa soluzione garantisce maggiore sicurezza, altissimi risparmi e quindi maggiori profitti. Un altro vantaggio è quello che attraverso l’uso dei sensori si riescono a creare degli archivi di dati che possono rappresentare una fortuna per il miglioramento dei processi industriali. Una conoscenza che appartiene unicamente all’azienda e che rappresenta un elemento di valore inestimabile in quanto inaccessibile ai concorrenti del mercato.

Dalle mappature all’agricoltura verticale: le nuove soluzioni per la facilitazione del settore primario

Il settore primario rimane forse quello più legato al lavoro manuale e a un’idea di lavoro legata ai concetti di fatica e di “sporcarsi le mani”, ma questo è solo nel nostro immaginario.

Anche l’agricoltura sta facendo piccoli e grandi passi verso l’acquisizione di pratiche più smart in grado di ottimizzare la produzione; è il caso dell’azienda Agricola di Andrea Cruciani che ha avuto l’idea di utilizzare delle immagini satellitari per sviluppare modelli previsionali che possano aiutare gli agricoltori nella scelta della concimazione più giusta.

Le mappe previsionali non aiutano soltanto nelle prime fasi del processo di coltivazione, ma anche in quelle della raccolta. Attraverso questa soluzione smart è infatti possibile vedere dove l’uva è più matura e raccogliere solo quella più adatta alla vendemmia.

L’azienda di Perugia ha sviluppato anche delle trappole che catturano gli insetti e riconoscendone le caratteristiche, una sorta di pokédex degli agricoltori in grado di aiutarli a prendere tutte le misure necessarie.

Anche se trovare soluzioni smart in grado di ottimizzare la produzione sembra già un risultato soddisfacente non rappresenta l’unico passo avanti del settore primario. L’azienda Zero ha infatti studiato i processi di agricoltura verticale portando avanti un metodo che permette di riconvertire spazi industriali in spazi agricoli senza l’utilizzo di terriccio e risparmiando il 95% di acqua.

Questa soluzione è possibile riproducendo la fotosintesi clorofilliana in maniera controllata attraverso la sospensione della pianta che permette alle radici di rimanere libere nell’aria. Attualmente l’azienda sta producendo erbe aromatiche, insalate e quindici varietà di micro-ortaggi, ma il progetto futuro è quello di inserire frutti rossi e pomodori. I risultati delle sperimentazioni sono molto soddisfacenti e garantiscono prodotti in linea con i migliori standard del mercato.

Lontano dall’internet of things e dai big data i settori primario e secondario stanno facendo grandi passi in termini di sostenibilità. Forse, liberandosi dalla FOMO, è possibile rendersi conto che il progresso passa proprio attraverso una produzione più sostenibile e attenta all’ambiente.

Articolo di Eleonora Orrù