Il grafico, nell’accezione più classica del ruolo, quella alla quale è stato formato e si è dedicato Silvano Sala – classe 1958 e 42 anni di onorata carriera professionale – è il “progettista della comunicazione visiva”.
Abbiamo fatto due chiacchiere con lui, per farci raccontare in prima persona di che cosa si occupa e come si è evoluta nel tempo la sua professionalità.
Silvano, cosa significa progettare le modalità comunicative che passano dalle immagini?
«Partendo dall’immagine bisogna saper comunicare il significato del prodotto: infatti, non è l’immagine in sé che esprime tutto il concetto della comunicazione, ma si tratta di saper creare un perfetto equilibrio tra scrittura e parte visiva. Vuol dire mettere in azione il pensiero laterale per catturare i destinatari della comunicazione, senza trascurare la funzionalità. Non dimentichiamo, infatti, che i messaggi, espressi in immagini, devono essere perfettamente calzanti ai media sui quali sono ospitati -nel caso della grafica tradizionale, la stampa».
Fare il grafico oggi significa quindi saper comunicare tramite immagini e testo creando concept visivi completi, ma a quale scopo?
«L’unione degli elementi deve risultare impattante al punto da catturare l’attenzione al massimo: deve farti fermare per strada a guardare, ad esempio, un manifesto o focalizzarti su un singolo prodotto all’interno della grande distribuzione».
In cosa si traduce la professionalità di un grafico se dovessimo parlare di azioni concrete?
«All’atto pratico il grafico è un creativo, è un artista. Non crea quadri o sculture, ma sviluppa e traduce su carta la propria creatività relativamente al prodotto oggetto di analisi, spaziando da un semplice volantino ad un packaging accattivante che esalti le caratteristiche del prodotto stesso».
Un bravo grafico di esperienza, come il nostro Silvano, mette a frutto la sua creatività e le sue competenze professionali per realizzare prodotti visivi diversi: loghi e format coordinati per la comunicazione istituzionale di imprese, enti e professionisti; inserzioni pubblicitarie; locandine poster e volantini.
Ma non solo: un buon grafico sa mettere anche a punto i layout di stampa per l’editoria, così come pensare alla veste grafica del packaging di un prodotto.
Quali sono gli step necessari per arrivare a svolgere e a padroneggiare questo splendido e vario lavoro?
«In primis sicuramente amarlo! Ho avuto la fortuna di aver lavorato, fin dall’età di 14 anni, negli anni ’70, in una tipografia in cui si faceva tutto a mano. Sono stato travolto in senso positivo dalla bellezza del lavoro. Ho frequentato la scuola imparando le basi necessarie, in particolare con riferimento ai progressi tecnologici che hanno caratterizzato poi gli anni successivi. Quindi lo studio e l’aggiornamento rimangono una costante per chi voglia svolgere questo lavoro. Inoltre, poi bisogna saper ascoltare il cliente e capire cosa vuole comunicare con i suoi prodotti. Biglietti da visita, brochure, packaging, fanno parte di una comunicazione più ampia che però nell’insieme devono rispecchiare il brand».
Concentriamoci allora sulla fase di progettazione.
«Il punto di partenza è il cliente: un buon progetto di grafica, infatti, non può prescindere dall’ascolto e dalla decodifica attenta dei suoi bisogni. In relazione a questi, il passaggio successivo consiste nell’individuare il pensiero centrale della strategia di comunicazione condivisa: qual è il pensiero cardine, quale il messaggio principale? Non è secondario interrogarsi anche su quali siano le emozioni da far arrivare e, soprattutto a quale pubblico. Le domande preliminari non sono mai troppe: al contrario è bene chiedersi anche come il brand voglia rendersi riconoscibile e in che modo voglia rappresentare la propria identità».
Con l’intento di passare bene al vaglio tutti questi elementi, il grafico si confronta con i clienti e fissa, dunque, con questi gli obiettivi e i passi per raggiungerli, presentando e discutendo allo stesso tempo i dettagli del progetto di comunicazione.
«Esatto. Ma anche la stima precisa dei costi e dei tempi necessari per eseguire il lavoro rappresentano uno step fondamentale per il consulente grafico. Si passa poi alla vera e propria area creativa, durante la quale, sulla base del concept approvato, il grafico gli realizza i primi sketch. Saper individuare la giusta proposta creativa significa trovare le chiavi per rappresentare efficacemente il messaggio: non è raro che, per raggiungere questa vetta, sia necessario passare da alcune attività preliminari, di ricerca, soprattutto, ma anche di confronto con altri professionisti, come il copywriter, che sa orientare il titolo del messaggio, così come il suo corpo, definendo la parte testuale da affiancare alle immagini. Infine, il grafico affianca il tipografo nella scelta dei materiali e delle tecniche di stampa, assicurandosi, allo stesso tempo, che questo rispetti le scadenze di consegna e le caratteristiche di qualità concordata».
Ma quali sono gli sbocchi lavorativi per un grafico nel nostro millennio, soprattutto in considerazione della possibilità (sempre più concreta e potenziata) di avvalersi degli strumenti digitali, nonché di collocarsi in un contesto sempre più marketing-oriented?
«Personalmente la vedo come una possibilità di arricchimento dal punto di vista artistico e creativo. Come già detto, sono partito da una semplice tipografia, realizzavo tutto a mano letterina dopo letterina. Con l’avvento del Mac ho avuto la fortuna di essere fra i primi ad utilizzarlo all’interno dello studio. Tutto questo mi ha incuriosito e arricchito insegnandomi a rimanere sempre aggiornato. Chiaro! Il digitale “vola” in questo momento e ho la fortuna di condividere lo studio con un gruppo che è dedicato solo a quel settore aprendomi a nuove esperienze. Viceversa, io ho portato la mia esperienza più tradizionale nel loro gruppo e insieme riusciamo a fornire un servizio completo ai nostri clienti, fondamentale per concentrare tutti i servizi presso un unico fornitore».
I grafici oggi possono lavorare presso o collaborare con studi di grafica, ma anche con agenzie di marketing, comunicazione, e pubblicità strutturate. Le snelle ed efficientissime web agency sono certamente il luogo ideale nel quale grafici più giovani o con esperienza possono dare prova della loro creatività, disegnando banner pubblicitari, sviluppando servizi di online advertising e dedicandosi alla comunicazione visiva per più adatta al web e ai contesti multimediali.
Anche il settore dell’editoria, con le tipografie, le industrie grafiche e le imprese che offrono servizi di sviluppo e di stampa digitale, sono un ottimo ambiente di crescita professionale per un grafico del nostro millennio. Ancora una volta, grazie all’apporto del digitale, non mancano le opportunità neppure nell’entertainment, per la progettazione e la produzione di elementi grafici e di contenuti per film, programmi e serie TV.
Essere grafico oggi significa poter spendere il proprio talento artistico e la propria creatività, accresciuta da studi specifici ed esperienze pratiche nel settore, in un ambito professionale molto vario e dinamico.
La professione di Grafico Pubblicitario, o -come si usa sempre più definirlo- di Graphic Designer permette infatti di mettersi alla prova con progetti sempre diversi e di confrontarsi con le nuove leve e le tecniche della comunicazione on-line e on-site.
Una sfida professionale e personale molto interessante che, in quanto tale, appassiona e accende noi di CoffeeBytes Journal, sempre pronti ad essere cronisti delle novità e delle sfumature che caratterizzano le competenze nel mercato del lavoro 3.0.
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