C’erano una volta il libro cartaceo, la bancarella, il profumo della carta invecchiata.

E, quasi a dire per fortuna, esistono ancora, per buona pace dei puristi culturali.

Poi c’è l’innovazione, che anche causa della pandemia porta le Fiere a fare un passo avanti.

È questo il caso del Bologna Children’s Book Fair, in programma dal 14 al 17 giugno, nella speciale veste di edizione online.

Bologna Children’s Book Fair: online è meglio?

La nuova versione del Bologna Children’s Book Fair accoglie e raccoglie la comunità del publishing per i più piccoli, allargando il bacino grazie alla scelta di digitalizzare l’evento.

Il BCBF arriva quest’anno alla sua 58° edizione, non esattamente un evento nato ieri, il che rende la scelta di utilizzare maggiormente la tecnologia ancora più innovativa.

Tanti eventi in palinsesto, dieci mostre di illustrazione su piattaforma dedicata, una maratona di 24 ore con illustratori da tutto il mondo. Ma non solo: ovviamente ampio spazio all’editoria, all’acquisto di diritti, licensing e mercati orientali.

Una Fiera ed un marketplace allo stesso tempo, con la possibilità di dare ampio spazio a tutti i settori di competenza senza discriminazione di tempo e spazio.

Scopriremo solo durante la Fiera se il digitale aumenta le possibilità e le capacità dell’evento, l’unica certezza è che in tempo di pandemia mondiale l’utilizzo del digital riduce le distanze e le difficoltà senza dover rinunciare alla presenza.

#IORESTOACASA: dalla pandemia all’occasione di crescita

Se il 2020 si considera a tutti gli effetti come annus horribilis per tutti, in molti hanno dovuto fare di necessità virtù per continuare a rimanere in contatto con il mondo.

È questo il caso anche del Mibact, Ministero per i Beni Culturali, che ha messo a disposizione di giorno in giorno vari contenuti ed appuntamenti del tutto gratuiti.

L’obiettivo principale è stato far sì che le persone non dovessero rinunciare alla cultura, anzi: il maggior tempo a disposizione stando a casa si è potuto trasformare in possibilità di educazione e scoperta.

Certo, l’Italia non è sicuramente giunta per prima nella corsa alla digitalizzazione, ma è essenziale comprendere che l’uso delle potenzialità digitali non riduce l’impatto e l’importanza delle risorse fisiche, bensì le esalta.

Digitale visibile agli occhi: musei alla riscossa

La digitalizzazione sta prendendo sempre più piede nel mondo della cultura, cercando di allargare il proprio bacino di utenza e migliorare i servizi per il pubblico.

Il Ministero per i Beni Culturali ha imbastito un piano triennale per rendere i Musei italiani più digitali, così come accade all’estero già da anni.

L’idea di rendere i musei più giovanili, creando spazi di condivisione e strumenti che possano diventare un vero mezzo di entertaining per il pubblico può trasformare i luoghi della cultura in un potente medium di diffusione del sapere.

Gamification della cultura

L’integrazione del gaming nelle dinamiche museali rende l’esperienza utente molto più interessante ed inclusiva. Il primo esempio in Italia è arrivato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, con tanto di App scaricabile in cui il giocatore si fa coinvolgere in uno storytelling improntato sul narrare le storie, che si intrecciano all’interno del museo stesso. Il risultato? Più di un milione di download.

Il gaming interattivo è forse l’applicazione più efficace ed intrigante che i musei possano attuare, soprattutto in un Paese in cui di certo non mancano le occasioni di sviluppare idee originali per interagire con il pubblico potenziale.

Insomma, il caso del Bologna Children’s Book Fair non è un’occasione isolata, bensì la continuazione di un percorso culturale iniziato già da tempo ed acuito dalle necessità della pandemia.

L’ideale sarebbe poter giungere ad un connubio equilibrato tra possibilità digitali ed incontri fisici, nella direzione di una cultura phygital che possa mettere d’accordo tutti.

Un pensiero quindi a chi continua a preferire il profumo della carta e la sensazione della pagina girata tra le mani, e chi ritiene che la tecnologia possa essere un beneficio per la diffusione della cultura.

Articolo di Maddalena Oldrizzi